Bacco giramondo – Facciamo tappa attorno ai laghi di Bienne e di Morat ed entriamo nel Giura
Come fossero il naturale prolungamento del vigneto di Neuchâtel, lungo le rive del lago di Bienne si rannicchiano l’uno contro l’altro diversi villaggi vitivinicoli. Pur essendo situati sui terreni più ripidi e più difficili da coltivare, condividono il medesimo suolo e beneficiano di molte ore di sole.
Da La Neuveville sino a Bienne troviamo i villaggi di Chasselas (Schafis), Gléresse (Ligerz), Douanne (Twann), Daucher (Tüscherz), mentre sulla riva opposta, i villaggi di Cerlier (Erlach), Anet (Ins), e infine Tschugg su quello che viene chiamato «Domaine de Jolimont» e che comprende l’isola di Saint-Pierre, paradisiaco luogo che aveva conquistato ai tempi con il suo charme anche Jean-Jacques Rousseau. Antico priorato cluniacense, è di proprietà de l’Hôpital des bourgeois de Berne, e vanta una superficie totale vitata circondata dal lago di circa 225 ettari.
In questa zona, le influenze francesi e tedesche si mescolano in continuazione e lo stesso nome dei villaggi si presenta in duplice forma, per cui non sempre è facile districarci tra questi pittoreschi luoghi, dove vigne e case si fondono tra di loro, specchiandosi nelle acque del lago.
I vitigni bianchi sono in maggioranza e coprono circa il 58 per cento della superficie coltivata; è sempre lo Chasselas, il vitigno più coltivato: molto simile al cugino di Neuchâtel, è dotato di un buon corpo e una presente vivacità, diventando il giusto «compagno» per una fugace merenda con la charcuterie locale. Interessanti, pure il vivace e aromatico Sauvignon Blanc, il Pinot Grigio dal finale molto lungo, e i particolari Traminer e Riesling. La parte restante del vigneto è dedicato alla coltivazione dei vitigni rossi, dove il Pinot Nero la fa da padrone, permettendo la produzione di buoni vini rossi – forse alle volte un po’ troppo chiari e leggeri (per noi) – e dei profumati rosé.
Troviamo pure, visitando l’interessante Vinoteca Viniterra a Douanne, dei pregevoli Dornfelder, Gamaret, Garanoir, vinificati sia in purezza sia in assemblaggio dai produttori del lago di Bienne.
Da Bienne imbocchiamo la veloce e moderna autostrada che si inoltra a nord-est, direzione Moutier, per svoltare verso Delémont, capitale del Giura e poco prima di Porrentruy usciamo dalla nazionale per fare una deviazione a St. Ursanne, villaggio che conserva ancora un’atmosfera arcaica sul fiume Doubs, dove passeremo la notte.
Nel 1987 il Giura decise di ricostruire un antico vigneto su una superficie di circa cinque ettari nel comune di Buix (al confine con l’Alsazia) a Clos des Cantons: nulla di strano visto che già intorno al 1200 i monaci di Grandcour coltivavano la vite in questi luoghi. D’altro canto, qui, il suolo ghiaioso cosparso di rocce affioranti ha un effetto molto favorevole nel tenere caldo il terreno e le piante di viti esposte in pieno sud, dove vengono solo sfiorate dalle nebbie sia primaverili sia autunnali.
Il Riesling-Sylvaner che accompagna (dopo essere stato usato per la loro preparazione) dei «filetti di trota al vino bianco con basilico» ci ha entusiasmato con i suoi profumi aggrumati, come pure il Pinot Gris, compagno ideale delle rosette ottenute dalla forma di formaggio Tête de Moine usando la Girolle. Al ritorno ci siamo fermati nel comune di Soyhières a due passi da Delémont, dove su circa quattro ettari, tra vigna e vivaio, opera un personaggio straordinario, famoso in tutto il mondo per le sue ricerche sui vitigni (malattie, freddo, incroci): Valentin Blattner. Nel suo vigneto abbiamo scoperto delle sorprendenti creazioni: il Réselle (Müller-Thurgau, Chasselas, Seyval) dall’intenso profumo di pompelmo; il dolce Muscat de la Birse, ottenuto dalla congelazione delle uve per concentrare zuccheri e acidità; il fruttato Maréchal Foch dai sentori di lampone e ciliegia; il possente Cabernet Sauvignon – Maréchal Foch; e la splendida Cuvée Olivia in cui oltre ai due rossi citati intervengono anche di base il Léon Millot e il Regent.
Usciamo a Sugiez e raggiungiamo Praz e Môtier, tre villaggi che si affacciano sul lago di Morat ai piedi dei pendii calcarei del monte Vully, che dà il nome a questa zona viticola particolare perché è a cavallo di due cantoni, Friburgo con 107 ettari vitati e Vaud con 50 ettari. La zona conta un centinaio di produttori che sono lieti (dietro appuntamento) di accogliervi per offrire interessanti degustazioni. Ad avere tempo a sufficienza sarebbe interessante fare il giro del lago per poter provare questi vini bianchi un po’ leggeri e minerali, come i rossi Pinot Noir, Gamay, Gamaret, Garanoir dal bel colore e dal bouquet fine, magari da provare in assemblaggio.
Qui come in tutte le regioni a nord, come detto, lo Chasselas è il vitigno più coltivato e produce vini vellutati; il Traminer, il Pinot Grigio e il Freisamer sono generalmente ricchi di aromaticità. A Praz abbiamo provato un Sauvignon Blanc in purezza che non aveva fatto la fermentazione malolattica: con quel suo leggero residuo zuccherino e il bouquet esplosivo, ci ha costretti a infilarne qualche flacone nel bagagliaio dell’auto.
Ma la «vedette» locale è il Freisamer: lo abbiamo provato a Morat o Murten, città bilingue il cui passato appartiene alla storia della Svizzera (1474, sconfitta di Carlo il Temerario duca di Borgogna). Entrando attraverso le porte del XIII secolo, si respira la storia e il profumo di vino, che è sempre stato un compagno e grande amico della prima. Infatti, ad accompagnare il nostro ricco piatto di «filetti di persico» con una montagna di frites, è il Freisamer (Sylvaner x Ruländer = Pinot Grigio) caldo di alcol e dagli intensi profumi; sarà stata anche l’atmosfera creata dalla terrazza sul lago, ma personalmente l’ho trovato uno degli abbinamenti più azzeccati. Indimenticabile anche il plateau di formaggi (il Canton Friburgo è forse il più conosciuto per i suoi prodotti caseari) con Freisamer vendemmia tardiva, elaborato assemblando al suddetto Gewürztraminer e Müller-Thurgau, entrambi provenienti da uve passe.
Storicamente il Canton Friburgo possiede anche dei vigneti nel Canton Vaud, uno dei migliori è quello di Les Faverges e Ogoz a nord est di Saint-Saphorin del Lavaux. Questi possedimenti di origine antica comprendono pure le Domaine de l’Hôpital a Riex e le Domaine de Béranges a La Tour-de-Peilz.
Mentre percorriamo la strada per queste località sul nostro lato destro scorgiamo le vestigia di Avenches, l’antica capitale degli Elvezi.
/ Davide Comoli