Bacco giramondo – La nazione principale della Penisola iberica vanta la più grande superficie vitata al mondo, contando un milione e mezzo di ettari destinati alle vigne, eppure…
Quando si parla del vigneto spagnolo saltano subito all’occhio due dati: 1,5 milioni di ettari vitati, che fanno della Spagna la più grande superficie vitata al mondo, e (a secondo delle annate) 35-40 milioni di ettolitri di vino prodotti. Con ciò, occupa il terzo rango mondiale. La domanda viene spontanea: come mai il più grande Paese vinicolo a livello di superficie figura dietro all’Italia e alla Francia (a dipendenza) come produzione?
Contrariamente all’idea che abbiamo acquisito che nulla è più semplice del produrre vino in un luogo caldo e con tanto sole, la realtà è sovente molto diversa. Il clima secco in alcune regioni, infatti, impedisce un impianto elevato di ceppi di vite; e dall’altro lato, sui pianori alti che dominano il centro della Spagna, le giovani vigne subiscono molti danni con le gelate primaverili. Come se non bastasse: i vitigni autoctoni spagnoli sono molto sensibili proprio ai due fattori sopraelencati. Non c’è quindi da stupirsi se nonostante la sua vasta superficie vitivinicola, la Spagna ha un basso rendimento produttivo.
Tenuto conto che più un ceppo fatica a sopravvivere, più darà buoni frutti di alta qualità, i viticoltori spagnoli tra gli anni 1980-1990 hanno ristrutturato e modernizzato sia il modo di coltivare la vite, sia i macchinari di cantina.
Tra il 1987 e il 1999 nacquero più di 25 nuove zone DO (Denominación de Origen). Furono salvati numerosi vitigni autoctoni che erano stati quasi completamente dimenticati e nuove tecniche di vinificazione permisero di ottenere vini di alta qualità. Oggi, come approfondiremo in seguito, il paesaggio viticolo spagnolo è notevolmente cambiato: sul mercato troviamo una stupefacente quantità di ottimi vini, prodotti con stili diversi e un impressionante numero di vitigni.
Ma quando s’incominciò a coltivare la vigna nella Penisola Iberica? I più antichi abitanti conosciuti della Penisola Iberica provenivano probabilmente dal Nord Africa; tribù di nomadi (circa 3000 a.C.), che s’insediarono presso il fiume Ebro (da qui il nome Iberici). Queste tribù (circa 4 secoli a.C.) s’incrociarono con le popolazioni celtiche provenienti dal nord che già conoscevano l’arte di vinificare.
I navigatori Fenici s’insediarono al sud fondando la città di Gadir (Cadice). Verso l’anno 1000 a.C. fu fondata, sempre dai Fenici, la cittadina di Xera (Jerez) e lì sulle colline circostanti piantarono i primi vigneti, dove grazie al clima caldo cominciarono a produrre vini dolci che ben presto furono noti in tutto il bacino del Mediterraneo.
Greci, Celti, Cartaginesi e poi in seguito i Romani, furono per molti secoli gli ospiti non invitati di questo vasto territorio. Quando i Romani conquistarono la Penisola iberica e le diedero il nome di Hispania, la viticoltura era già molto fiorente e venne in seguito ulteriormente diffusa dai Cristiani gotici occidentali, sino al 711 d.C., quando la penisola cadde in mano ai Mori, la cui presenza durò fino al 1492.
Dal punto di vista culturale, economico e sociale, questo periodo storico fu, oseremmo dire, una benedizione per la Spagna. I Mori furono sovrani tolleranti; anche se la viticoltura passò in secondo piano, ciò non impedì che alcuni califfi ed emiri possedessero vigneti in proprio.
La vite tornò a prosperare dopo che il Paese fu conquistato (la Reconquista) dai Cristiani. Nel XVI sec. la viticoltura spagnola conobbe tempi gloriosi grazie agli Inglesi che fecero conoscere i vini di Jerez e Malaga. La distruzione dei vigneti francesi, verso la fine del 1800 a causa della filossera, portò poi all’emigrazione di molti vignaioli francesi che si stabilirono nella Navarra, ma soprattutto nella Rioja, portando con sé varietà di uva come il Merlot e il Cabernet Sauvignon. L’uso delle botti di rovere francese, oggi segno distintivo di questa regione, rappresentano il retaggio di queste influenze.
Risparmiata dalla Prima guerra mondiale, la Spagna ebbe a soffrire per la Guerra civile che colpì duramente la viticoltura, alla quale fece seguito il turbolento periodo della Seconda guerra mondiale. Negli anni Cinquanta la viticoltura del Paese sembrò stabilizzarsi pur se con vini economici e di massa. Dal 1990 grazie alla qualità dei suoi vini, la Spagna ha ripreso il suo profilo di grande produttore.
Nel 1991 le prime DO (Denominación de Origen) si sono allineate alle direttive europee e nello stesso anno la Rioja divenne la prima Denominación de Origen Calificada (DOCa), menzione riservata alle zone di altissimo prestigio e tradizione, ottenuta nel 2000 anche dal Priorat (Priorato).
La vite viene coltivata soprattutto con il sistema ad «alberello», in particolare nelle zone più assolate, ma troviamo il «guyot» e il «cordone speronato» nelle zone dove si punta sulla qualità.
Il vitigno bianco più coltivato è l’Airén che da solo occupa un quarto della superficie vitata, seguono il Tempranillo, la Garnacha che è il vitigno rosso più coltivato al mondo, il Bobal e il Monastrell, tutti a bacca rossa. Il vitigno simbolo della Spagna è il Tempranillo, che assume nomi diversi come: Tinta del Pais nel Duero, Cencibel nella Mancha e Ull de llebre in Catalogna. Tra i vitigni a bacca rossa sono molto diffusi anche: il Merlot, il Cabernet Sauvignon e il Syrah. Discreti i vini bianchi, anche se alle volte il clima arido penalizza i vitigni a bacca bianca; qui, si ottengono dal Verdejo e dall’Albariño, il Macabeo, chiamato anche Viura, e il Parellada.
Dal Palomino, dal Moscatel e dal Pedro Ximénez si ottengono ottimi vini da dessert, di cui avremo modo di parlare.
Freixenet Gran Seleccíon
Quando fa veramente caldo e l’appetito non è così grande, una flûte di un vino vivace, luminoso e delicato, abbinato a sfiziosi stuzzichini, a tartine appetitose o dei canapé invitanti, è quello che ci vuole per trovare un po’ di sollievo alla calura.
Visitando la nostra Enoteca, voi potreste trovare la soluzione, oggi vi proponiamo il Freixenet Gran Seleccíon, un Cava (metodo usato che ricorda quello dello Champagne) prodotto nel Penedès, zona vitivinicola della Catalogna. I primi vini spumanti in questa zona furono prodotti seguendo i metodi appresi nello Champagne nel 1862. Freixenet è la più grande produttrice di vini spumanti al mondo, impiegando vitigni indigeni catalani: lo Xarel-lo, il Macabeo e la Parellada.
Il primo apporta al cuvée il carattere, il corpo e vari aromi, il Macabeo, morbidezza e la freschezza di frutta. Quanto alla Parellada, come si dice in loco, serve a far da intermediario ai primi due, attenuando i contrasti e il tenore alcolico regalandoci tanta eleganza. Provatelo con la bresaola, prosciutto e mortadella, spiedini di gamberi e verdure, è stupendo con foglie di salvia, fiori di zucca e cuori di carciofo fritti.
/di Davide Comoli