Vino nella storia – Un viaggio nel Settecento sulle orme del libertino veneziano amante non solo delle donne ma anche del vino.
«Il secolo della Ragione», «il secolo dei Lumi»… Il Settecento è stato definito in molti modi, quale epoca della divulgazione, della scienza, dei grandi salotti letterari. In quel periodo il nuovo atteggiamento nei confronti della logica produce delle nuove creazioni sociali, conduce a nuovi modi di agire, dà origine a spunti che forniscono avvio alle rivoluzioni.
Di sicuro uno dei personaggi più attenti e acuti dell’epoca, colui che forse su tutti può essere considerato uno dei pionieri del moderno mestiere del sommelier, per la sua perizia dell’accostare il cibo al vino, fu Giacomo Casanova (1725-1798).
Nella storia della sua vita, si rispecchia tutto il mondo del XVIII sec., tra salotti dell’alta società, palazzi, bordelli e osterie. La sua abilità e la sua disinvoltura, gli permettono di allacciare importanti conoscenze: Luigi XV re di Francia, Federico II di Prussia, la zarina Caterina II. E proprio in quell’epoca – durante il secolo della cultura illuminista, dove la ragione comincia a prevalere sulle antiche credenze e sta forgiando l’uomo moderno – l’approfondimento del sapere, l’essere colto, l’aver cura per la propria persona, diventano un modo per rendersi amabili. A Casanova, conscio di tutto questo, e grazie alla prestanza fisica, alla perspicace intelligenza e alla simpatia che sapeva trasmettere, viene conferito un fascino irresistibile.
Se riuscissimo a raschiare un po’ di quella vernice che ricopre questo personaggio tramandatoci, in un certo senso come esempio negativo, libertino, sfrenato, amorale e avventuriero, troveremo un uomo con il senso dell’onore, delicato, sensibile e riconoscente, ma dal carattere mutevole. Il rispetto per la buona educazione era il suo credo di vita e non era nato per fare l’eremita. Viveva non sempre nel bene, ed era solito sostenere che: «L’amore per la buona tavola e un buon bicchiere di vino sono pari al piacere che mi regala il sorriso di una bella donna».
E proprio grazie al vino dell’epoca cercheremo di capire l’Europa (nel limite del possibile) del Settecento. Curiosando infatti tra i dodici volumi delle sue Memorie e seguendo il suo insaziabile errare ci è possibile compilare una carta dei vini di quel tempo da lui degustati.
A Costantinopoli fece conoscenza di Osman, Pascià di Caramania (in realtà si trattava del conte di Bonneval, europeo apostata che aveva abbracciato la religione islamica). Tra le tante bottiglie di vino che il corpulento conte teneva celate dietro le tendine di una libreria, gli fu offerto un ottimo Borgogna bianco. Alla sua partenza, non prima di aver disquisito da buon illuminista su tutti quelli che erano i piaceri della vita (amore, tabacco e vino) ricevette in dono delle bottiglie di Malvasia di Ragusa e di un vino assai raro all’epoca prodotto sull’isola greca di Scoglio, lo Scopolo.
Sempre in occasione di questo suo viaggio ricorda con piacere un bicchiere di Refosco prodotto in Istria e un vino di Zante chiamato Generoides. Tornato in Italia, ritrovò i classici sapori dei vini italiani, l’Orvieto e il toscanissimo Chianti, il Montepulciano e il bianco di Montefiascone (Est!Est!!Est!!!). A Napoli gustò un vino chiamato Cerigo, un ottimo Moscato di Samo, ma anche un vino che suscitò il suo disprezzo, un rosso chiamato Schiavone. I vini da dessert che nel Settecento addolcivano le mense europee erano i vini delle Canarie e quelli di Cipro con cui il veneziano consolava molti cuori. A Firenze invece inebriò un’intera famigliola composta da madre, figlio e figlia, con un sostanzioso vino rosso da dessert da lui chiamato Ogliatico o Aleatico, a voi lascio trarre le conclusioni.
Molto in considerazione erano tenuti da Giovanni Casanova i vini spagnoli, il Peralta, il Pedroximenes, bevuto a Valencia, i Malaga, gli Alicante e il buon vino della Mancia.
Tra una locanda e l’altra, tra una carrozza e l’altra, l’irrequieto personaggio assetato di vita e di conoscenza, sceglieva spesso compagni di ventura, che a parer suo avessero eletto a scopo di vita l’amore per il cibo e per il bere, Champagne, Borgogna, Bordeaux, Malaga, Grave, ottimo con le ostriche, che esaltavano con il loro bouquet il sapore del vino. Anche i vini provenienti da Capo di Buona Speranza, sia rossi sia bianchi, erano molto rinomati e richiesti in Europa, come quelli bevuti da Casanova ad Amsterdam a casa di un banchiere. Il migliore vino tedesco era quello proveniente dal Reno e Casanova ne gustò di prelibati a Colonia, ma anche quando fu ospite del ghiotto abate di Einsiedeln innaffiando beccacce.
Tra gli ungheresi, il prelibato Tokay, mentre tra gli svizzeri, quelli di Neuchâtel, bevuti dal nostro eroe nel suo rifugio a Soletta in compagnia della seducente governante Dubois. Sulle rive del Rodano poté gustare i bianchi dell’Hermitage provenienti da Tain, vini che venivano stagionati nelle botti per quattro anni prima di essere messi in bottiglia e i rossi di Pontac della zona di Graves.
In quello che i fratelli Goncourt definirono «il secolo della donna», il miglior alleato del nostro personaggio fu senz’altro il nettare caro a Bacco, soprattutto lo Champagne chiamato Occhio di Pernice, dal caldo colore rosato e leggermente frizzante. Il vino dell’epoca non era soltanto galeotto per i peccatori laici, ma come Casanova scrive: «era protagonista anche nei conventi dove monache e laici fraternizzavano allegramente».
Moët-Chandon Rosé Imperial
Crediamo che lo Champagne sia il vino più famoso al mondo. Ispiratore di poeti, musicisti, pittori e scrittori, questo vino ha reso le feste gioiose e alle volte intriganti, come dimostrato nel pezzo qui di fianco dedicato a Casanova.
Il solo pronunciare il suo nome evoca lusso, eleganza e trasgressione. Madame de Pompadour affermava che questo vino era la sola bevanda capace di rendere più bella una donna dopo averne bevuto.
Servendo una bottiglia di Champagne o abbinandola a un particolare cibo, spesso si perpetrano autentici delitti. Quando arriva il momento (aggiungiamo a tutte le ore) di aprire la bottiglia, raffreddatela nel classico secchiello preparato con acqua fredda, ghiaccio tritato e sale grosso. Basteranno circa 20 minuti affinché il vostro Champagne raggiunga la temperatura ideale compresa tra gli 8° e i 12° C. Evitate raffreddamenti violenti in freezer e anche di dimenticarvi la bottiglia in frigorifero per mesi.
Lo Champagne Rosé che oggi vi proponiamo è un vino più strutturato di un bianco e potete abbinarlo a quasi tutti i pasti, anche a quelli più impegnativi. Vi si chiede solo di osservare un consiglio: provate almeno una volta nella vostra vita un pezzo di Parmigiano Reggiano «asperso» di gocce all’Aceto Balsamico Tradizionale, con un sorso di Champagne: una meraviglia!
/ di Davide Comoli