Bacco giramondo – Affonda le radici nel canton Ginevra la più alta densità di vitigni impiantati in territorio elvetico
Il vigneto ginevrino conta più di duemila anni di storia. Abitate dalla tribù celtica degli Allobrogi che vivevano sulla riva sinistra del Rodano, queste terre furono le prime a finire sotto il dominio romano durante la conquista della Gallia. Dominio che sicuramente portò vantaggi alla viticoltura sviluppatasi lungo il fiume.
L’agricoltura, oggi, ricopre il 41,5% della superficie globale del canton Ginevra (282 kmq) e, sebbene il numero si modifichi di anno in anno, ben 1538 ettari (il 4%) – 122 dei quali sono parcelle situate in zona franca sul territorio francese – fanno di Ginevra il cantone con la più alta densità d’impianto, e il terzo territorio vitivinicolo svizzero.
Nell’opera Le vin de nos coteaux (edita nel 1943 e pressoché introvabile), David Revaclier racconta quanto velocemente furono stabilite le relazioni commerciali tra i ginevrini e le popolazioni che vivevano a sud del Rodano, nelle città francesi di Lione e soprattutto Vienne (Côtes du Rhône), e come i vini del Midi della Francia raggiungessero per via fluviale «Condate», l’odierna Seyssel, sempre in Francia.
Situato in modo ottimale tra le creste del Giura e le ripide scarpate del Salève, il vigneto ginevrino ostenta le sue parcelle vitate sui numerosi costoni divisi in tre regioni. Tre aree geografiche dai confini naturali ben definiti e molto differenti tra loro, sia sul piano del cosiddetto terroir, sia su quello climatico.
La prima è situata nella Rive droite (che percorre Giura, lago Lemano e Rodano, fino alla frontiera francese). Conta 864 ettari e vanta anche la regione del Mandement, la quale, separata da Ginevra, all’epoca fu amministrata dai vescovi. Qui troviamo Satigny: forse a pochi noto, è in verità il più grosso comune viticolo svizzero grazie ai suoi ben 488 ettari (quasi la metà dell’intero canton Ticino vitato, che di ettari ne conta circa mille). In questa zona, il suolo contiene una percentuale superiore d’argilla che a volte raggiunge il 30% e aiuta il vino ad avere più struttura.
La seconda regione vitivinicola si trova tra Arve e Rhône: conta 347 ettari ed è incastonata appunto fra i due corsi d’acqua. Questa zona è la più riparata dai venti; qui troviamo un suolo morenico, composto da residui ghiaiosi e di calcare, che influenza molto i sentori minerali dei vini. La terza regione, infine, è quella situata tra il fiume Arve e il lago (Entre Arve-et-Lac); i suoi terreni composti da residui lacustri, con suoli sabbiosi e ghiaiosi, donano ai vini una ricercata eleganza e li impregna di una buona purezza aromatica, caratteristiche che mettono in risalto la tipicità dei vari vitigni coltivati.
Per tante diversità di terroirs, altrettante sono le differenze anche nei profumi dei vini prodotti: si va dai terreni sabbiosi a quelli argillosi sui dolci rilievi, oppure ancora si allevano vitigni sui costoni inclinati che beneficiano del sole, o sfruttano terricci come quelli color rossiccio di alcune zone della costa di Dardagny, area ereditata dall’ultimo periodo di glaciazione, quando la zona del Lemano era ricoperta da uno strato di ghiaccio di 200 metri di spessore. Ogni particolarità del terreno, ovviamente, concorre anche alla scelta del vitigno che sarà impiantato secondo le singole capacità di adattamento.
Naturalmente anche il clima gioca un importante ruolo per la buona maturazione dell’uva, in questa zona più che altrove: qui, numerose sono le ore di sole di cui possono godere i vitigni grazie ai larghi spazi; importante è pure la vicinanza del lago che attenua i rigori delle gelate primaverili, senza dimenticare le cime del Giura che fanno da barriera ai freddi venti provenienti dall’Atlantico, e dunque in arrivo da ovest.
Dopo aver subito nel passato diversi contraccolpi, i viticoltori ginevrini, di fatto, sanno affrontare molto bene le difficoltà che si presentano: hanno per esempio diversificato alcuni vitigni elaborando varianti esclusive e hanno modernizzato tutte le attrezzature, ciò che permette di produrre prodotti d’eccellente rapporto qualità/prezzo. È bene ricordare che Ginevra è stato pure il primo cantone a introdurre una denominazione con A.O.C. Premier Crus, comunali e cantonali. Parliamo ad esempio dell’Esprit de Genève, un vino prodotto da almeno un 50% di Gamay (che apporta freschezza e note speziate), da una parte di Gamaret (che contribuisce con i suoi tannini e conferisce struttura), e da un’altra parte di Garanoir (artefice di finezza, o raffinatezza). Per restarne totalmente incantati, consigliamo di assaggiarlo come accompagnamento di una fricassée de volaille, magari durante la visita di qualche vitigno dei tanti che compongono la ricca tavolozza di questo cantone, caratterizzato dal dinamismo dei suoi vignerons; oggi se ne contano più di 30.
Tra i vitigni a bacca rossa, oltre ai tre sopracitati che compongono l’assemblaggio dell’Esprit de Genève, troviamo gli internazionali Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Pinot Nero. Ma più interessanti sono il Galotta (vitigno creato a Changins dall’incrocio di Ancelotta e Gamay); il Dornfelder (Helfesteiner + Heroldrebe); il Landot, ultimo sopravvissuto di quei vitigni creati per resistere alla filossera; senza dimenticare il Divico (Gamaret + Bronner). Quest’ultimo, immesso sul mercato nel 2013, sta ottenendo un grande successo, togliendo terreno al Syraz.
È una fioritura di nuovi vini che ci incuriosiscono. Vinificati singolarmente o assemblati, abbiamo provato rossi fermi, rosati o spumantizzati come l’eccellente Gamay rosato che ci è stato offerto come brindisi di benvenuto.
Tra i vitigni a bacca bianca, mantiene il posto maggioritario lo Chasselas. Seguono: lo Chardonnay fresco e delicato, vinificato effervescente, tranquillo o in barrique; i sensuali Pinot Bianco e il Pinot Grigio; il Sauvignon Blanc, vivace e fresco; l’armonico Sémillon; il fruttato Müller-Thurgau; il Moscato delicatamente aromatico; e l’Aligoté con la sua caratteristica acidità.
Non dobbiamo infine dimenticare, seppur piccole, le produzioni di Gewürztraminer dal profumo di rose e passitè; il Kerner, che dona vini abbastanza longevi; il Findling (vino magnifico); e il Scheurebe, il cui profumo ricorda il pompelmo. E chiudiamo questa lunga carrellata con il Viognier e i suoi profumi di albicocca matura nella versione di vino fermo, che ci ricordano quelli dello stesso vitigno coltivato nel suo luogo d’origine, la Vallée du Rhône francese. Notevole pure la gamma di vini ottenuti con vendemmie tardive.
/ Davide Comoli