Bacco Giramondo – Continua il viaggio in terra iberica per conoscere le varietà enologiche più pregiate di una regione dalla grande tradizione.
La regione centrale della Castiglia – La Mancha (o Nuova Castiglia), è la più vasta regione viticola a livello mondiale. Raggruppa 8 D.O.: Méntrida, Mondéjar, Madrid, La Mancha, Manchuela, Ribera del Jùcar, Valdepeñas e Almansa. Queste zone producono un’impressionante quantità di vino da tavola, infatti più della metà dei vini comuni spagnoli sono qui prodotti, si parla di circa (secondo gli anni) 15-20 milioni di ettolitri.
La Mancha, con l’eccezione di qualche vino degno di essere rimarcato, prodotto con i vitigni a bacca rossa Tempranillo e Cencibel, che coprono a malapena un quarto dell’immenso territorio vitato (500’000 km!) è caratterizzata dalla coltivazione di un vitigno bianco locale, l’Airén Blanco, che guarda caso è anche il vitigno a bacca bianca più coltivato al mondo. La ragione è data dalla resistenza di questo vitigno a condizioni estreme. Infatti questa regione si trova su di un altopiano con un clima secco e caldo in estate e molto freddo in inverno. Anche il suo inserimento nel quadro ampelografico della regione se vogliamo non è di antica data: fu infatti per le ragioni sopracitate messo a dimora dopo la distruzione totale del vigneto locale da parte dell’attacco fillosserico, in modo da salvare il territorio dalla desertificazione, ma in ogni caso l’Airén produce vini abbastanza mediocri. I pochi rossi di spessore che abbiamo provato sono poco freschi d’acidità, caldi di alcool e dove vengono percepiti in modo rimarchevole i sentori minerali dati dal terreno.
La D.O. Ribera del Jùcar produce, con i suoi 700 m s/m e con suoli pietrosi, dei rossi equilibrati con i vitigni locali, ma sempre di più legati all’aiuto del Merlot e del Cabernet Sauvignon. La maggior parte dei 4’000 ettari vitati della regione di Mondéjar è invece formata da vigneti dove prospera un vitigno bianco locale, il Malvar Bianco.
La Valdepeñas occupa la parte meridionale della Mancha, la D.O. copre quasi 500 km di vigne, la città che dà il nome alla regione, occupa il centro di una larga valle, sul fondo della quale si elevano i primi contrafforti della Sierra Morena. In castigliano val de peñas significa «valle delle rocce».
I vini di questa zona hanno conosciuto il loro momento di gloria alla fine del XIX sec., quando il mercato del vino aveva incominciato a guadagnare importanza a Madrid e le due città furono collegate da una ferrovia che quotidianamente trasportava 3’000 otri di vino nella capitale. Oggi le «bodegas» si sono modernizzate, ma si trovano ancora le gigantesche «tinajas» di cemento, usate per stoccare il vino. La maggior parte dei rossi prodotti con il vitigno Cencibel, che matura molto bene sotto l’impietoso sole della Mancha del sud, viene elevato in barriques di legno americano e, grazie al clima, i millesimi sono di qualità abbastanza stabili e le varie «Crianzas», le «Reservas» e le «Gran Reservas» sono richieste anche all’estero, mentre i vini giovani vengono venduti nei numerosi caffè e tapas di Madrid.
Nella regione del Levante, Valencia con i suoi 17’000 ettari, produce quasi esclusivamente vini bianchi di bassa qualità con i vitigni Moscatel e Merseguera. Sono vini che devono essere bevuti giovani; tra loro si contraddistinguono alcuni vini liquorosi, sempre prodotti con i vitigni sopracitati, pochi i rossi prodotti con il Bobal ed il Monastrell. Ad ovest della sottozona Moscatel de Valencia troviamo, con i suoi 40’000 ettari vitati, la D.O. Utiel-Requena. Il vitigno dominante è il Bobal e piccole quantità di Macabeo (bianco). Qui i viticoltori pensano di più alla quantità che alla qualità. Le gelate arrivano presto in queste zone, quindi si vendemmia anticipatamente: non bisogna meravigliarsi se i rossi prodotti dal Bobal con uve povere di tannini, non possono essere tenute a lungo nelle barriques.
La D.O. Alicante è concentrata sui vitigni Moscatel e Monastrell, dai quali si ottengono vini rosati e rossi da bere giovani. Interessante è la produzione del Vino Licor Moscatel e del Fondillón, una specie di Porto, ottenuto con Monastrell e Garnacha, da provare con il Ponche dolce (uova sbattute, riso, latte caldo, zucchero e cannella).
La regione autonoma della Murcia è poco piovosa e caldissima, confinante con il Levante. Qui troviamo 3 zone che negli ultimi anni si sono fatte ben conoscere: Bullas, Jumilla e Yecla. Siamo nel regno del vitigno Monastrell, conosciuto in Francia con il nome di Mourvèdre, coltivato su più di 100’000 ettari in Spagna. Molti amano i vini prodotti con questo vitigno dagli acini piccoli e la buccia spessa, dai forti tannini e un gusto un po’ rustico che troviamo nei vini giovani prodotti il più delle volte con la macerazione carbonica, ben tollerata dal Monastrell.
La zona di Jumilla è in grandissima crescita. Qui i molti vigneti risalgono ad epoca prefilossera. Dalla fine degli anni 80 si sono installate in questa zona un paio di grosse aziende francesi che hanno incominciato a produrre dei rossi con le uve che crescono su suoli aridi e calcarei. In effetti hanno ottenuto risultati sorprendenti con il Monastrell vendemmiato in anticipo e grazie alla perfetta maturità delle uve determinata dal sole che qui regna ed impera. Si hanno così dei vini fini, eleganti, dai profumi di frutta rossa ben percettibili. Anche lo Syrah, portato dalla Côtes du Rhône, si è acclimatato con successo sui pianori spelacchiati e ripidi.
Ottimi sono gli assemblaggi del Monastrell con il Cabernet Sauvignon e il Merlot.
Yecla è la sola regione viticola spagnola confinata in un solo comune. Intorno alla città 20’000 ettari sono vignati con vecchi ceppi indigeni. Troviamo ancora dei ceppi a «pied franc», cioè risparmiati dalla filossera. Il clima molto secco, il suolo molto povero e le montagne che lo separano dalla costa e dal nord ha infatti impedito l’invasione di questo parassita. Questo permette ai ceppi di Garnacha e Monastrell di sviluppare le loro caratteristiche meglio che sui ceppi innestati.
Nobile Montepulciano Carpineto Riserva
Il vino Nobile Montepulciano è prodotto con il 70 per cento minimo di Sangiovese (qui in loco chiamato «Prugnolo Gentile») e in quantità minore di Canaiolo Nero.
I vini prodotti in questo piccolo comune sono apprezzati da lungo tempo. Erano amati da A. Dumas che ricorda questo vino nel suo Conte di Montecristo, da Voltaire che lo fa lodare nel suo Candide e da Thomas Jefferson che lo introdusse alla Casa Bianca.
Il termine «Nobile» fu aggiunto a questo vino nel XVII secolo per indicare l’eccezionale qualità del prodotto, ritenuto adatto ai «nobili» che potevano pagare un prezzo più alto. La menzione «Riserva» che troviamo sull’etichetta, viene attribuita ai vini che siano stati sottoposti ad un invecchiamento, compreso l’eventuale affinamento, non inferiore ai due anni.
Dal colore granata più o meno accentuato e dagli intensi profumi di viola mammola, con tannini vellutati, pieno e generoso, questo vino eccelle sulla classica «Fiorentina», con i piatti a base di cinghiale e soprattutto con gli «stracotti», dove vi ritroverete a far la «scarpetta».
/Davide Comoli