Bacco Giramondo – Tra le quattro regioni che vantano la Denominación de Origen spicca la Ribera del Duero per importanza e qualità.
La Castiglia e León è il nocciolo storico della Spagna: le capitali delle otto provincie costituiscono «l’autonomia» di queste regioni, tutte legate alla riconquista della Spagna.
Prima di essere unita sotto il regno di Alfonso VI nel XI secolo, la Castiglia e León erano dei regni indipendenti. A dare il via al processo di unificazione della Spagna fu il matrimonio, nel 1469, tra Isabella di Castiglia e l’erede del trono d’Aragona.
Attraversando sette delle otto provincie, il fiume Duero influenza con la sua geologia e microclima. Quattro sono i D.O. locali: la Ribera del Duero (Douro in portoghese), Rueda, Cigales e Toro.
Prima della recente esplosione dei vini della Ribera del Duero, seguita poi da quelli del Toro, oggi molto conosciuti ed esportati, i vini locali erano riservati a tre categorie locali: la nobiltà castigliana, gli ecclesiastici delle sedi vescovili e gli intellettuali della famosa Università di Salamanca.
La Ribera del Duero, è senz’altro la più importante D.O. della valle del Duero e della Castiglia e León. A metà del XIX sec., il marchese de Riscal e il marchese de Murrieta, portarono in questa zona terricci e vitigni provenienti dalle zone del Bordeaux. La stessa cosa fu fatta a Valbuena, villaggio nei pressi di Valladolid. Bisogna infatti sapere che quest’area di produzione, si estende per più di 110 km, attraversa quattro provincie, l’85% dei vigneti si trova nella provincia di Burgos, anche se le numerose bodegas appartengono a quella di Valladolid. La Denominación de Origen fu creata nel 1982.
Ribera del Duero è sinonimo di qualità che si declina nei seguenti vini: Vega Sicilia, Pingus, Pesquera. Sono tutti prodotti che negli ultimi due decenni sono riusciti a spuntare prezzi da capogiro in tutto il mondo offrendo una qualità che è quasi unica. I vini rossi hanno colori scuri e profondi, meravigliosi sentori di frutta rossa, vellutati tannini e invecchiano bene.
I vitigni autorizzati sono: la Tinta del Pais (Tempranillo) che è il vitigno dominante, poi c’è la Grenache, il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Malbec, per i vini rossi, mentre l’Albillo è il vitigno per i bianchi.
Lo stile dei vini è molto influenzato dalle scelte del legno usato per le barriques: a volte viene utilizzata quercia americana (che cede più tannini), altre volte legno del Massiccio Centrale francese.
I 15mila ettari vitati della Ribera del Duero (80% rossi) non sono tutti situati lungo le sponde del fiume omonimo, ma anche sui pianori circostanti, dove le migliori parcelle, rivolte a sud discendono verso il fiume.
La Rueda, ha una solo D.O., che è destinata a un vino bianco, prodotto con un vitigno poco usato in Spagna, il Verdejo. I quasi 9mila ettari al nord del Duero sino a Valladolid, passando nei pressi di Avila e di Segovia, sono dunque più della metà coltivati a Verdejo, ma troviamo anche tra i vitigni a bacca bianca il Viura (Macabeo), Sauvignon Blanc e un po’ di Palomino.
Le bellissime vecchie cantine scavate nella falesia che corrono per chilometri di tunnel, servono spesso a stoccare il «Rueda espumoso», dove invecchia per almeno 9 mesi sui suoi lieviti e deve essere prodotto con almeno il 75% di Verdejo. La forza di questo vino sta nel suo bouquet più floreale che fruttato, sottolineato da nuances dolce-amaro e speziate che ricordano molto erbe selvatiche. Ricco di estratto, questo vino lascia delle lacrime sul bicchiere, non a indicare un forte grado alcolico, ma morbidezza e qualità.
Nel Cigales, che ha ricevuto la D.O. nel 1991, oltre a vini rossi e bianchi con vitigni sopracitati, si producono da secoli degli eccellenti vini rosati.
Il Tempranillo (assai promettente), ma usato ancora all’80% per i vini rosati, viene sovente torchiato insieme a dei vitigni bianchi, per produrre i vini style joven.
I vini del Toro, possenti e alcolici, sono stati per secoli i vini serviti alla tavola dei professori dell’Università di Salamanca, fondata nel 1215.
Il vitigno principe, cioè il Tempranillo, che qui chiamano Tinta de Toro, dà dei vini che senza problemi superano il 14% vol., ed è forse per questo che è apprezzato da più di 800 anni. Dopo l’attribuzione della D.O. nel 1987, i procedimenti di vinificazione sono molto migliorati. Nella nostra prima visita in questa zona negli anni Settanta, avevamo trovato sistemi di produzione piuttosto primitivi.
Bierzo ha ottenuto la D.O. nel 1989, la sua capitale è la città mineraria di Ponferrada (siamo in Galizia). Questa zona si trova in una vallata protetta dai venti atlantici ai confini della D.O. Valdeorras che si trova sulla sponda opposta del fiume Sil.
I vigneti del Bierzo si trovano a un’altitudine che va dai 500 ai 650 m sul livello del mare e il suo sottosuolo è costituito da materiale alluvionale nella parte bassa, mentre in altura è l’ardesia che la fa da padrona. Le piogge atlantiche e il sole castigliano fanno della vallata di Bierzo uno dei luoghi più fertili della Spagna. Qui troviamo soprattutto vitigni a bacca bianca come il Doña Blanca e il Godello; il vitigno rosso dominante è la Mencia. Tutti i vini rossi D.O. prodotti in questa zona, devono contenere almeno il 75% di quest’uva.
Prodotto con uve che crescono su vitigni centenari, la Mencia dona ai vini aromi delicati di frutti rossi, fini, nervosi, molto freschi d’acidità e un caratteristico sentore minerale, sono normalmente commercializzati con il nome di: «vino joven».
Senzaniente Pecorino
Rifiutando o limitando tutte (o quasi) le sostanze artificiali sia in vigna sia in cantina, è sorto da qualche anno il movimento dei «vini naturali», anche se l’aggettivo «naturale» è al centro di molte polemiche e controversie. Il «Senzaniente» è un vino prodotto con il vitigno Pecorino, varietà che matura presto e ama i siti collinari, freschi.La ragione del nome che condivide quello dell’omonimo formaggio rimane incerta, ma si pensa che si possa riferire ai movimenti stagionali delle greggi e dei pastori dell’Abruzzo.
Affiliata alla Vinnatur, l’Azienda Agricola Marina Palusci produce questo vino utilizzando processi naturali e fonti energetiche innovative, diminuendo così l’impatto ambientale dovuto all’utilizzo di sostanze chimiche. Il vino inoltre fermenta spontaneamente con i solo lieviti indigeni, è prodotto senza l’impiego di alcun additivo, imbottigliato senza filtrazione né stabilizzazione e soprattutto senza l’aggiunta di solfiti, il che è ottimo per la nostra salute, e in particolare per le allergie che questi prodotti possono provocare.
Dal bel colore giallo paglierino leggermente ambrato, è un vino dalla gustosa acidità, con profumi di mela renetta e ginestra, il nostro Pecorino è ottimo con gli antipasti sia di mare sia di terra, ma da provare anche con piatti di pasta molto conditi.
/di Davide Comoli